«La nuova scuola non penalizzerà nessuno»

Pubblicato su “La Stampa” del 3 marzo 2002

IL SOTTOSEGRETARIO SILIQUINI E GIUSEPPE BERTAGNA PER 5 ORE A CONFRONTO CON INSEGNANTI E AMMINISTRATORI
«La nuova scuola non penalizzerà nessuno»

Governo e ministero difendono la riforma Moratti: un progetto tutto da riempire


E´ stato serrato il confronto tra i protagonisti della scuola di oggi, assediati dai dubbi, ed i costruttori della scuola che verrà: un botta e risposta lungo quasi cinque ore che ha passato in rassegna le molte linee di tendenza e le poche attuali certezze della riforma Moratti.

Su ogni punto, il sottosegretario Maria Grazia Siliquini ha replicato, spiegato. Un po´ anche rassicurato. Ma a partire da un´affermazione: «La legge delega è un´impalcatura – ha detto quando il convegno era ancora alle prime battute – da affidare al Parlamento. E´ un progetto politico e sociale che va riempito. Ciò che oggi solleva dubbi, nel passaggio parlamentare sarà precisato, chiarito». Alla mattinata ha partecipato anche il professor Giuseppe Bertagna, che ha guidato la commissione di riforma (la mattinata di ieri non ha chiarito quanto del suo progetto sia rimasto nell´impianto del disegno Moratti). Il direttore generale regionale del Ministero dell´Istruzione, Marina Bertiglia, nell´aprire i lavori ha ricordato la forte esigenza di conoscenza da parte del mondo della scuola: «In Piemonte sono state fatte molte esperienze significative che vengono ritenute un patrimonio acquisito. Le scuole piemontesi hanno raccolto la sfida dell´autonomia e la stanno portando avanti con serietà. Sulla riforma il messaggio è spesso contraddittorio e c´è voglia di capire cosa potrà essere mantenuto e cosa si trasformerà». Due sono stati i punti della riforma sui quali si è concentrata in particolare l´attenzione dei partecipanti, proprio a partire dalla specifica competenza ed eccellenza del territorio: la scuola dell´infanzia e l´istruzione professionale. «La nostra scuola dell´infanzia è un modello internazionale – ha detto il dirigente scolastico Giuseppe Giacone -, l´inserimento dei bambini di due anni e mezzo comporta un cambio di progetto educativo che ci preoccupa». L´esperto della Commissione Bertagna competente in materia, il professor Ferdinando Montuschi, ha osservato: «Noi siamo partiti con l´idea di valorizzare la scuola dell´infanzia, riconoscendola addirittura come credito nel percorso scolastico, poi l´ipotesi è caduta. Credo che i dubbi sull´anticipo siano legittimi. Probabilmente c´è bisogno di questi anticipi, non so per quale ragione, ma la scuola dell´infanzia certamente questo bisogno non ce l´ha». Il sottosegretario ha precisato che l´anticipo sarà, comunque, una «possibilità» per le famiglie e che «la riforma mira a valorizzare la persona nel rispetto del ritmo del suo percorso evolutivo». In tema di anticipo, l´assessore al Sistema Educativo del Comune di Torino, Paola Pozzi, ha evidenziato le difficoltà organizzative, quelle economiche legate all´adeguamento delle strutture, quelle pedagogiche: «Nei nidi il rapporto è di un educatore ogni 7 bambini, mentre a scuola il rapporto sarà di un maestro ogni 28 allievi dai due e mezzo ai 5 anni». A proposito di edilizia scolastica, Siliquini ha replicato: «Nelle prossime settimane daremo vita a una commissione apposita», mentre l´assessore regionale all´Istruzione Giampiero Leo ha parlato della «predisposizione di un piano specifico». Ma è sul cosiddetto «canale di serie B», cioè la formazione professionale rispetto ai licei (il canale “nobile”), che il professor Bertagna ha difeso con vigore e polemica il suo progetto, «che avendo ricevuto pietre, ha dovuto essere cambiato in certi aspetti». Il docente ha spiegato che «la revisione del titolo V della Costituzione impone il passaggio alle Regioni di tutta l´istruzione professionale, ovvero il 21% della popolazione scolastica, e di almeno metà di quella tecnica, il 34%. Se avessimo mai immaginato di trasferire alle Regioni il 46% della popolazione scolastica facendola diventare di serie B, saremmo stati degli eversivi. Il nostro sforzo è stato costruire una struttura culturale, organizzativa e professionale perché possa diventare di serie A1. Non dimentichiamo che oggi 32 ragazzi su 100 non hanno neppure la qualifica professionale». Secondo le intenzioni, la formazione dovrebbe proseguire fino ai 21 anni, con «un canale alternativo all´Università per la formazione tecnica superiore». Su questo punto, l´on Siliquini ha insistito, dicendo che da questo percorso «dovranno emergere i quadri e i dirigenti del domani». Il dottor Rosi, vice direttore dell´Unione Industriale, ha sottolineato la preoccupazione del mondo produttivo torinese per la sparizione – con la licealizzazione degli istituti tecnici superstiti – delle figure dei periti e di altri tecnici – l´”argenteria di famiglia”, secondo il presidente degli industriali, Andrea Pininfarina – che oggi soddisfano con successo il 70-80% delle richieste delle aziende. A proposito del passaggio alle Regioni dell´istruzione professionale, Leo ha detto che «tutte le Regioni hanno chiesto che l´intero processo attuativo della delega, avvenga d´intesa». E l´assessore al Sistema Educativo della Provincia, Gianni Oliva: «Le incertezze del momento hanno già prodotto un risultato negativo, il 12% in meno di iscritti alle prime degli istituti tecnici e professionali».

Maria Teresa Martinengo



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