Ne abbiamo visto cose che voi chatbot non potete immaginarvi…

Facciamo formazione e partecipiamo a convegni, seminari e iniziative analoghe a proposito dei dispositivi digitali da vari lustri.

Ibrido dei volti di Dario Zucchini, Marco Guastavigna e Roy Batty (Midjourney)

E abbiamo avuto modo di vedere insegnanti cliccare sull’icona del foglio A4 con l’angolo piegato per realizzare ogni singola pagina di un documento.

Dirigenti scolastici salvare ogni singolo documento su un dischetto separato.

Ispettori tecnici accelerare o rallentare il proprio eloquio per sincronizzarsi con slide pre-temporizzate, prodotte da terzi e di cui erano e sempre più affaticato ed evidente ostaggio.

Insegnanti-imprenditori di sé stessi mediante social business candidarsi al Parlamento per liste della sinistra radicale. Senza esito, per altro.

Formatori improvvisati suggerire di usare onde marine come sfondo di caratteri bianchi in diapositive destinate ciascuna a catturare e ricatturare l’attenzione.

Docenti frequentare ondate di corsi, danzando intorno all’ultimo slogan del momento: ForTIC, PNSD, LIM, Animatore Digitale, Scuola Digitale, équipe territoriali, snodi formativi, Team per l’innovazione, Docente Tutor e così via (ma quanti ne abbiamo fatti?), sognando incarichi e riconoscimenti; per poi veder nascere ogni tre anni un nuovo mantra, nuove persone e nuovi obiettivi e dimenticarsi di quanto fatto prima.

Accademici costruire carriere e notorietà reiterando una compiaciuta intra-citazione castale, pratica semi-miracolistica di potenziale moltiplicazione all’infinito delle pubblicazioni sul “digitale”.

Dirigenti scolastici della secondaria di secondo grado girare – contornati dal proprio staff – self-video propagandistici della propria eccezionalità didattica mediante drone fatto levare nel cortile della scuola.

Insegnanti chiedere: “Ma se lo scopo di un masterizzatore non è copiare i CD dell’editoria, a cosa serve?”.

Fazioni di docenti scontrarsi con fiumi di retorica sulla superiorità pedagogica del Logo rispetto al Basic e viceversa.

Presidenti dell’IRRSAE sostenere che l’informatica era il nuovo latino.

Esponenti di una nota azienda produttrice di hardware affermare paternalisticamente che per le scuole dell’epoca bastavano i PC 386SX.

Venditori di lavagne interattive spergiurare che il “pennino elettronico” era infinitamente meglio del touch screen e che il touch screen medesimo non poteva avere un futuro.

Ispettori ministeriali commentare diapositive prodotte da collaboratori che ignoravano che “qual è” si scrive senza apostrofo.

Docenti da tutta italia – iperselezionati – frequentare il corso Teacher.Training@school con la promessa di un incarico specifico come super mega amministratori di rete delle scuole, in tempo per il lancio di Windows 2000 server e con tanto di relativo inquadramento contrattuale (ovviamente mai avveratosi).

Dirigenti scolastici della secondaria di primo grado esaltare prove di esame sostenute da 13/14enni nel periodo del lockdown “duro” presentando filmati realizzati da droni, per i quali sarebbero necessari maggiore età, patente e permessi vari.

Docenti-formatori di una nota scuola della provincia di Cuneo rispondere ad una richiesta di mouse che in quell’istituto si praticava la “vera informatica” (quindi solo tastiera e terminale).

Gli stessi convertirsi qualche lustro dopo al culto di Scratch, linguaggio di programmazione visuale.

Insegnanti di materie umanistiche imprecare contro i logaritmi (anagramma cabalistico di algoritmi) di Facebook per valorizzare la propria ammiccante condivisione della bufala del momento sulla possibilità di loro disattivazione.

Docenti, accademici e scienziati aggirarsi per le scuole di robotica annoiandoci con predicozzi sulle leggi di Asimov e la roboetica (oggi i droni vanno in guerra).

Infine, abbiamo visto nascere centinaia di piattafome eLearning e docenti impegnarsi eroicamente nel realizzare learning object prima con Flash e poi con SCORM, il primo disattivato e il secondo rivelatosi nei fatti troppo complesso.

Sbarchi extracomunitari

Finalmente Google Bard è arrivato in Italia.

Potremo tornare a lavorare (anche) per il nostro datore di servizi preferito e la vocazione oligopolistica dei dispositivi della cosiddetta intelligenza artificiale sarà pienamente confermata; la nostra dipendenza dalla disruption tecno-liberista è di nuovo pienamente garantita, che sollievo!

Anziché preoccuparsi della dimensione sociale, etica, economica e geopolitica dell’innovazione, i nostri intellettuali laureati potranno dedicarsi con serenità a ricamare sul confronto tra i modelli linguistici sottesi a Bard (chiamiamolo confidenzialmente così da subito, suvvia! è anche suggestivo) e a ChatGPT, a cui da mesi è stata ridotta la discussione sull’AI. E a cantare e controcantare la virtù delle domande intelligenti, del confronto tra le risposte, dell’approfondimento del dialogo mediante la smart chat.

Per non citare la bufala del blocco da parte del Garante, mai avvenuto: era infatti il chatbot ad essere impostato per respingere gli utenti provenienti “tecnicamente” dall’Italia, in attesa degli accomodamenti resi necessari dalle osservazioni ricevute. Bastava una semplice VPN per accedere, mentre per gustare il rivale era necessario invece impostare – sempre con una virtual private network – l’uscita simulata dagli USA, dall’Australia e così via, fino al Regno Unito.

Proprio così: tra gli utenti erano ammessi da mesi i britannici, perché non pù comunitari. Del resto, il nuovo feudatario della conoscenza è molto chiaro e trasparente: le sue indicazioni sulla privacy e sulla protezione dei dati personali ci avvertono infatti – tra le altre cose – che per il suo uso sono necessari 18 anni e che “All’interno dello Spazio economico europeo e in Svizzera, Bard è fornito da Google Ireland Limited; in tutti gli altri casi, Bard è fornito da Google LLC (ciascuno indicato come Google, a seconda dei casi)“. Inoltre, se al trattamento delle informazioni dell’utente è applicabile la legge sulla protezione dei dati dell’Unione Europea (UE) o del Regno Unito (UK), lo stesso è invitato a un attenta lettura delle basi giuridiche secondo cui esse vengono trattate da Google.

Il residuo ottimismo ci spinge a pensare che – per una volta – siamo di fronte a un dispositivo digitale a vocazione estrattiva e imperiale che deve fare i conti con una normativa pre-esistente, che gli impedisce di istituire un futuro antropologico, culturale e cognitivo soltanto sulla base dei propri brevetti e, pertanto, del proprio scopo strategico: il profitto.

In troppi casi precedenti, infatti, sono state leggi e regole a dover rincorrere un agire privo di vincoli e di controlli.

Predicare bene e razzolare male

Dispositivi che imparano senza bisogno di comprensione: la vera essenza dell’Intelligenza Artificiale è questa. Può sembrare un paradosso e infatti capire ciò che in realtà essa rappresenta richiede un’analisi più approfondita. La nozione di AI ultimamente è stata spesso ridotta e limitata al solo simulatore di conversazioni (ChatGPT), ed è invece importante esplorarne le radici ontologiche ed epistemologiche generali.

Ecco quindi alcuni suggerimenti di letture utili per approfondire la questione.

Per cogliere il concetto di “Comunicazione Artificiale” e – anzi – sostituirlo a quello di AI, è utile fare riferimento alle riflessioni di Elena Esposito. Le mega-macchine digitali non raggiungono risultati straordinari perché diventano intelligenti, ma perché non cercano più di esserlo. Ad esempio, Google Translator utilizza l’elaborazione multilingue dei testi per trovare regolarità e modelli nei BigData, anziché insegnare agli algoritmi le regole e le lingue. Questo metodo consente di produrre testi sensati per le persone, ma non necessariamente per i dispositivi, i quali sono esperti in statistica e sintassi probabilistica, ma non in semantica.

Inoltre, ci aiuta a capire la tesi di Simone Natale sulle “macchine ingannevoli”: fin dal test di Turing, l’obiettivo era quello di imitare i processi cognitivi umani piuttosto che riprodurli. Il test era, infatti, un inganno benevolo: la macchina doveva poteri essere scambiata per un essere umano attraverso le sue risposte, mimetizzandosi.

Secondo Nello Cristianini, poi, l’approccio prestazionale rappresenta una svolta e una scorciatoia. Non è necessario analizzare approfonditamente un sistema per comprenderne le caratteristiche e le relazioni causa-effetto. Invece, è possibile prevedere con precisione ciò che farà. Questo principio si applica alla composizione automatizzata di testi, alla classificazione di email come spam in base a determinati schemi, ai motori di raccomandazione di prodotti e così via.

Molto significativo dal punto di vista epistemologico à il concetto di intelligenza, proposto dal professore dell’Università di Bath, che si distacca dall’antropocentrismo. Secondo questa definizione, l’intelligenza si basa sulla capacità di agire nell’ambiente circostante, utilizzando informazioni sensoriali per prendere decisioni efficaci al fine di raggiungere obiettivi specifici, anche in situazioni impreviste o con elementi perturbanti. Questa definizione funziona perfettamente per i dispositivi di intelligenza artificiale, concepiti come assistenti artificiali nelle attività cognitive (1), che imitano le prestazioni umane. Questa definizione ha implicazioni cruciali.

Come accennato, siamo di fronte a dispositivi dotati di intelligenza prestazionale, quindi per chi – come noi – non è un addetto ai lavori, ma piuttosto un cittadino o un operatore nel campo della conoscenza e dell’istruzione, ciò che conta sono i risultati, i soli che possono essere paragonati a quelli umani. In secondo luogo (e soprattutto), i compiti esecutivi e ripetitivi dovrebbero essere assegnati preferibilmente agli assistenti artificiali alle attività cognitive, mentre la responsabilità e il controllo per quanto riguarda intenzioni, obiettivi e progettazione dell’elaborazione intellettuale e culturale devono rimanere nelle mani degli esseri umani.

Microsoft Word offre una funzione di trascrizione diretta, “transcodificazione” dal punto di vista del dispositivo, che consente la conversione di una registrazione digitale in un testo scritto. Inoltre, esistono numerose estensioni per browser, come YouTubeDigest, che consentono di produrre un riassunto testuale di un video. In entrambi i casi, la valutazione dell’efficacia del prodotto realizzato dall’agente digitale richiede l’intervento dell’intelligenza umana, che potrebbe apportare eventuali modifiche e correzioni.

La trascrizione di un discorso – compito cognitivo noioso e insignificante – viene ora eseguita con grande velocità a causa della potenza computazionale e della capacità di archiviazione dei dispositivi digitali. Invece, in altri casi, un agente artificiale può richiedere una richiesta di prestazioni cognitive dettagliate e ben articolate.

Di conseguenza, per utilizzare appieno i simulatori di conversazione come ChatGPT, Google Bard, Microsoft Bing e i dispositivi per la creazione di immagini come Stable Diffusion, MidJourney, Image Creator for Microsoft Bing e Adobe Firefly, è necessario possedere elevate capacità cognitive e culturali, proprie di un’intelligenza umana evoluta e consapevole delle proprie capacità ed esigenze.

Il prompt, all’interno del modello tecnico attuale, rappresenta la richiesta dell’essere umano, singolarmente o in gruppo, di ricevere prestazioni nel campo cognitivo dall’assistente artificiale. Gli esempi precedenti si riferiscono a testi e immagini, ma è possibile trovare applicazioni che supportano anche video, musica, narrazioni, diapositive e schemi.

I prompt chiari e la sequenza dialogica delle conversazioni simulate sono perciò elementi fondamentali per ottenere risultati immediati e di qualità nell’interazione tra intelligenze. Quando si interagisce con un assistente virtuale, è fondamentale specificare non solo l’argomento, ma anche la destinazione, lo scopo, lo stile, il registro comunicativo, il lessico e così via. Sfruttando appieno le possibilità di dialogo, si può ottenere un risultato sempre più preciso, con un intervento umano attento e consapevole.

In sintesi, l’obiettivo è imparare a utilizzare gli assistenti ad attività cognitive in modo efficace, dando alla “parte umana” il ruolo principale. Ciò implica la scelta degli obiettivi, la progettazione, la definizione della richiesta all’agente digitale, la valutazione della rispondenza del prodotto alle intenzioni e alle istruzioni fornite, e eventuali interventi aggiuntivi.

Questo approccio può essere condiviso dagli insegnanti con i propri studenti: ogni processo di acquisizione di conoscenza richiede la presenza di abilità cognitive e culturali essenziali e insostituibili, proprie solo degli esseri umani. Al contrario delle mega-macchine, gli esseri umani sono infatti esperti nell’interpretazione di senso e significato.

E, quindi, è necessario sperimentare diverse tipologie di assistenti artificiali e modalità di progettazione, definizione del compito e analisi dei risultati iniziali.

I software di conversazione, come ChatGPT, Microsoft Bing in modalità Chat e, in futuro, Google Bard (attualmente non disponibile in Europa), offrono molteplici opzioni di scrittura. Hanno però necessità di una richiesta di prestazione altamente specifica basata su analisi dettagliate delle caratteristiche del testo che si intende creare. Ad esempio, si può richiedere un testo continuo sull’intelligenza artificiale destinato a un pubblico non esperto, utilizzando uno stile informativo con registro comunicativo medio, lessico non specialistico e approccio coinvolgente. Oppure, si può optare per un approccio basato sul dialogo, suddividendo la richiesta di prestazione in più passaggi. In ogni caso, la richiesta di prestazione deve essere inversamente proporzionale alla capacità generale del dispositivo.

Un esempio interessante di utilizzo di più prompt per la revisione accademica viene fornito da Mashrin Srivastava attraverso ChatGPT. Il processo di revisione si articola in diverse fasi, a partire dall’identificazione dell’identità culturale del documento e delle relative sezioni. Successivamente, come revisore accademico, vengono descritte le caratteristiche principali del documento, tra cui i punti di forza e di debolezza, la chiarezza, la novità, la riproducibilità e la sintesi del revisore. È importante prestare attenzione alle eventuali fonti citate nel documento, seguendo i link o chiedendo ulteriori informazioni al dispositivo. Questo metodo di perfezionamento incrementale è particolarmente adatto anche per la creazione di rappresentazioni grafiche della conoscenza.

Per quanto riguarda la produzione di immagini, è importante che i prompt contengano il maggior numero possibile di dettagli sulle caratteristiche dell’immagine desiderata. Midjourney offre la possibilità non solo di accedere ai prodotti di altri utenti, ma anche di analizzare le relative richieste. Questa attività può essere molto utile anche per l’utilizzo di altri dispositivi con lo stesso scopo.

(1) Per avere una comprensione completa, la definizione dovrebbe essere accompagnata dalla frase “a vocazione monopolistica”. Solo i colossi del capitalismo digitale hanno la potenza di calcolo e la massa di BigData necessarie per la modellazione statistica.

[Vi ho volutamente ingannato: questo post è infatti la riscrittura-plagio da parte di Canva Magic Write di un mio articolo comparso altrove; ho dovuto fare pochissimi interventi]

Visual Education all’Università di Torino

Giornata di studio online dedicata alla visual education, organizzata da Cinedumedia – Università degli Studi di Torino: potete partecipare gratuitamente collegandovi mercoledì 28 giugno 2023 dalle 9:30 alle 13:00. Link:

https://unito.webex.com/…/acd7ee80a6de406092184f41a66df…

Con la rivoluzione digitale e la forte evoluzione tecnologica, i media
visuali sono progressivamente ma inesorabilmente entrati nei contesti
formativi. Nel secolo scorso, vedere un film a scuola era
prevalentemente un modo per supplire all’assenza di una lezione: solo in
misura minore, l’obiettivo era offrire un approfondimento visivo a un
tema trattato ex cathedra; le attività con i computer erano quasi sempre
relegate a momenti di svago o di incertezza anche metodologica.
L’attuale contesto tecnologico e multimediale ha cambiato
completamente le esigenze di metodo e la platea a cui rivolgersi: i
giovani sono immersi fin dalla nascita nell’habitat tecnomediale ed è
sempre più significativo il peso che il visuale – in tutte le sue
manifestazioni e pragmatiche – può esercitare sul quotidiano.
Oggigiorno, la serie TV, il film, il cartone animato, la fotografia, i percorsi
di tecnologia per l’istruzione e l’arrivo, prepotente, dell’intelligenza
artificiale sono linguaggi ed esperienze necessarie per una formazione
sincretica e sempre più rispondente degli input e dei bisogni della
cosiddetta Z Generation.
La giornata di studi intende così offrire uno sguardo interdisciplinare alla
questione, affrontando il tema del visuale nel mondo educativo
attraverso la lente degli studi pedagogici e mediologici e offrendo spunti
di riflessione e metodologici utili al mondo della scuola, dell’educazione
e della formazione.

Consultazione pubblica Piano Nazionale Scuola Digitale

Dal 16 maggio 2023 al 15 giugno 2023 si svolge su ParteciPa, la piattaforma del Governo italiano dedicata ai processi di consultazione e partecipazione pubblica, la consultazione pubblica sull’aggiornamento del nuovo Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD).  

C’e’ tempo fino al 15 giugno 2023 per partecipare alla consultazione.

La consultazione è promossa dal Ministero dell’Istruzione e del Merito – Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale (DGEFID) e ha l’obiettivo di raccogliere i contributi per l’aggiornamento del Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD)

L’Associazione Dschola partecipa alla consultazione anche in qualità aderente alla Coalizione di Repubblica Digitale per lo sviluppo delle competenze digitali.

Vallauri-Dschola GEEK: a scuola di innovazione – 1° appuntamento

 

Venerdì 3 marzo 2023, con grande successo, si è svolto il primo dei tre appuntamenti riguardanti l’evoluzione delle tecnologie digitali. La serie di GEEK è stata organizzata dal Vallauri di Fossano, istituto scolastico da sempre capofila nel settore dell’innovazione, in collaborazione con l’associazione Dschola che dal 2001, è impegnata nei processi di diffusione dell’ICT nella scuola.
Il primo appuntamento, tenuto dai relatori Claudio Borgogno e Mattia Davì, ha avuto come tema l’intelligenza artificiale. Non si è parlato solo di aspetti tecnici ma anche dei risvolti sociali e dalla ricaduta didattica: didattica scolastica che in qualche modo dovrà accettare la sfida con strumenti come chatbot pre-addestrati sul linguaggio naturale. La partecipazione è stata notevole e si è registrata la presenza di oltre sessanta docenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado della provincia di Cuneo.

 

 

 

Geek Dschola 2023

L’Associazione Dschola propone per la primavera 2023 un nuovo calendario Dschola GEEK:  6 eventi su due sedi Grugliasco e Fossano + 1 incontro online  per  approfondire e confrontarsi,  attraverso esempi e  laboratori pratici su  IA, realtà aumentata, coding e musica, vedremo come creare contenuti interattivi con sofware opensource e un installation party per chi usa già google classroom. Ecco i titoli:

Coding, etica e algoritmi IA. Educazione civica e generazione di classificatori di oggetti, facciali, di posa e di suoni. Didattica e nuove sfide con i chatbot pre-addestrati sul linguaggio naturale

    • 3  marzo 2023 – IIS Vallauri Fossano (CN)
    • 30 marzo 2023 – ITI Majorana  Grugliasco (TO)

Autenticazione WI-FI con GOOGLE CLASSROOM

    • 09 marzo  2023 – ITI Majorana  Grugliasco (TO)

Coding 3D per la realtà virtuale, realtà aumentata e coding musicale:  strumenti per una didattica innovativa

    • 15 marzo 2023 – ITI Majorana  Grugliasco (TO)
    • 16 marzo 2023 IIS Vallauri Fossano (CN)

Educazione aperta: Lumi education, H5P, Framapad

    • 13 aprile  2023 – ITI Majorana  Grugliasco (TO)  

Blockchain: la tecnologia con il potere di cambiare il mondo

    • 19 aprile  2023 – IIS Vallauri Fossano (CN)
    • 26 aprile  2023 – ITI Majorana  Grugliasco (TO)

Alla scoperta del suono

    • 20 aprile 2023 -Online

Leggi il programma completo e iscriviti ora!!

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Autenticazione Wireless con Google Classroom

Lo scorso anno abbiamo utilizzato i finanziamenti PON RETI LAN/WLAN per aggiornare le reti Wireless delle nostre scuole. Oggi siamo alle prese con i nuovi bandi PNRR, che  ci chiedono, tra le altre cose, di avere in ogni aula  “dispositivi digitali per gli studenti con connessione wifi”, come chiaramente indicato nel PIANO SCUOLA 4.0. 

Come fare però a gestire tutti gli utenti wireless? password uguale per tutti? MAC? SAML? Captive Portal? Firewall?  E. se abbiamo più sedi? come facciamo ad usare le stesse credenziali tra un plesso e l’altro? fino a ieri ci bastava una password condivisa con i docenti – che poi tutti se la  “arrubbavano” – oggi si fa sul serio. 

Molte scuole utilizzano quotidianamente Google Classroom e registrano tutti i loro studenti su Google WorkSpace. La gestione utenti su Google è tutto sommato comoda, i protocolli di autenticazione sono aperti, sicuri e  – soprattutto – è possibile utilizzare un software open source per collegare la rete wireless della scuola agli stessi utenti che usano Classroom. Vediamo come…

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L’educazione civica va al festival

L’educazione civica esce dalle scuole, dilaga e sbraca al festival della Canzone Italiana di Sanremo.

Tra un predicozzo, un monologo  e una testimonianza vanno in onda anche le canzoni e qui la violenza, la sfrontatezza e  il bullismo non mancano… vabbè che il rock per essere rock deve anche essere maledetto ma forse sarebbe il caso di ricordare l’antico detto “da che pulpito viene la predica?” 

www.lavocedellascuolalive.it/2023/02/08/apidge-a-sanremo-abbiamo-assistito-ad-una-lezione-collettiva-di-educazione-civica-secondo-i-criteri-della-trasversalita/

www.orizzontescuola.it/blanco-spacca-tutto-sul-palco-e-io-che-in-classe-mi-batto-per-insegnare-educazione-civica-non-ci-sto-lettera/

https://www.orizzontescuola.it/la-preside-contro-blanco-a-scuola-lavrei-espulso-ridatemi-indietro-i-soldi-del-canone-profondamente-offesa-da-lui-e-da-ferragni/

10 ore al giorno di duro lavoro e manco ti pagano!

Lezione di educazione civica.  Non voglio fare le solite prediche: non voglio raccontare quanto è sostenibile l’agenda 2030, quanto sono malvagie le piattaforme e quanto sono trendy le smart city. Lo hanno già fatto più e più volte  – e meglio di me – molti colleghi. Questa volta sono curioso. Faccio domande e lascio parlare.

“Ragazzi, prendete lo SmartPhone, andate nelle impostazioni del ‘benessere digitale’ e ditemi quante ore al giorno lo state usando”

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