Trusted Computing e Linux: l’ora della verità

Una decisione importante si prospetta al mondo del software libero: aderire o no al trusted computing. Per capire di che si tratta consiglio la lettura dell’articolo “Untrusted/ Linux ed il Trusted Computing” su Punto Informatico. Dopo tanti articoli e forum molto allarmati questo articolo almeno chiarisce i vari componenti tecnologici coinvolti e il vero scopo di tanto lavoro non richiesto da nessuno degli utilizzatori dei pc…
Qual’è lo scopo? Qual’è il fine? Si riassume con un solo acronimo: “DRM” Digital Rights Management
Tutto questo lavorare serve e servirà  solo e quasi esclusivamente per consentire alle case discografiche e cinematografiche di distribuire contenuti digitali via rete gestendo correttamente i diritti di autore. Perchè il sogno di ogni multinazionale che si rispetti è di avere tanti consumatori che non diventano mai proprietari di quello che pagano ma che si abbonano solo per avere dei servizi. Così, come prospettava Bill Gates nel libro The Road Ahead del 1994, se hai pagato i diritti per ascoltare ad es. Branduardi lo potrai ascoltare via rete sempre e comunque senza portarti dietro l’ingombrante CD, se hai pagato per le partite del “Toro” potrai vedere quelle partite, e solo quelle, dal tuo bellissimo PC, e se hai fatto il pacchetto prima visione+calcio ti regalano anche ben due documentari di “rieducational channel”. Meraviglioso!
Così ai tuoi colleghi di lavoro e ai tuoi amici potrai dire anche tu: “E pago solo quello che vedo!!!” insomma pay per life!!!
Questa visione futuristica dell’intrattenimento domestico/personale è già  in parte funzionante con gli abbonamenti a bouquet satellitari/digitale terrestre/IpTv (che non sono quasi mai in attivo) e con la vendita di musica on line (che va forte con Itunes) ma non fa i conti con la realtà  e potrebbe essere un immensa perdita di investimenti, vediamo perchè:

– Intanto io i cd di Branduardi me li sono comperati tutti, perchè voglio avere a casa i cofanetti con le foto, perchè ci tengo e perchè la qualità  audio si può garantire solo con lettori cd da 300 euro in su abbinati ad cd o DVD trattati con il giusto rispetto (in certi casi è venerazione).
– Nessun audiofilo che si rispetti si abbonerà  mai a servizi in streaming che sono una negazione del’Hi-Fi. Io stesso piuttosto che ascoltare musica sulle casse gracchianti di un pc tengo spento. Gli stessi cd con le protezioni anticopia aggiungono errori di lettura che non impensieriscono i pirati ma che fanno molto arrabbiare gli audiofili che hanno speso una fortuna per il proprio impianto.
– Il sistema di gestione dei diritti d’autore dovrebbe tenere conto che una persona si sposta nell’arco della giornata su diversi dispositivi che non comunicano (ufficio, portatile, casa, Ipod) con connessioni e configurazioni di rete molto diverse, le aziende potrebbero bloccare con i firewall qualsiasi sistema di intrusione e scambio autorizzazioni per il trusted computing vanificando la visione di zio Bill (mi abbono ad una musica e la ascolto ovunque)
– Spesso i certificati digitali sono installabli su un numero limitato di computer (chi si è abbonato a Rosso Alice se ne è accorto quando ha cambiato il PC) limitando ulteriormente la portabilità  dell’abbonamento personale da un luogo all’altro
– I dispositivi portatili supportano diversi standard di DRM, sicuramente non conformi al trusted computing e, in molti casi, non lo supportano per niente.
– in pratica paghi per non avere il CD, il pc di casa tua è controllato in remoto e se sei in trasferta a Honnolulu senza pc non puoi più ascoltare niente perchè quel pc non è il tuo…mi sembra una idea eccezzionale ci sarà  la fila per abbonarsi!

mi chiedo perchè, quindi, gli sviluppatori di linux dovrebbero preoccuparsi di aderire al trusted computing per i pochi mediacenter open source installati nelle case, per i servizi inesistenti e per un modello di business non richiesto che potrebbe rivelarsi un gigantesco flop

Il nonno del DRM si chiamava SCMS Serial Copy Management System ed aveva già  generato vittime illustri: il DAT (digital audio tape) ed il Minidisc che altro non erano che registratori digitali (su cassetta o su dischetto). Per evitare le copie pirata digitali, su questi dispositivi era stato inserito l’SCMS, con il risultato di rendere questi oggetti inservibili!!! Cosa me ne faccio di un registratore digitale che non mi restituisce quello che ha registrato? Dove sono i vantaggi rispetto alla audiocassetta? Io mi ero comperato un registratore Net Minidisc con porta USB per registrare le lezioni, conferenze varie e le performances del coro della parrocchia…ebbene quei dischetti erano inutilizzabili, non era possibile trasferire via USB la registrazione sul PC ma la potevo solo “sbobinare” in analogico…a conti fatti meglio la cassetta. Il mercato ha fatto il resto e questi prodotti sono oramai dei Tecnosauri. Non a caso lo stesso Chiariglione dell’Mpeg Group sta lavorando per un sistema di DRM che consenta di preservare i diritti di autore senza rendere inservibili i dispositivi.

Insomma tutto questo lavorare solo per mettere in sicurezza i pc di casa nostra (e magari renderli inservibili)! Perchè negli uffici, nei provider, nelle scuole, nelle amministrazioni pubbliche tutte queste funzionalità  non verranno mai usate, anzi, i sistemisti di rete per garantire la privacy e la riservatezza dei dati saranno i primi a disabilitarle (non si sa mai).

1 commento su “Trusted Computing e Linux: l’ora della verità”
  1. Vi segnalo, in tema, l’esistenza di un gruppo di lavoro, unico in Europa che mantiene un wiki informativo: http://www.no1984.org
    Mi piacerebbe che DSchola ne parlasse da qualche parte, magari anche segnalandolo nella sua mailing list.
    Grazie – cordialità 
    initlabor

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