Cinque nanometri, cinque volte un miliardesimo di metro: è questa la straordinaria “grandezza” del transistor più piccolo del mondo, la cui realizzazione è stata orgogliosamente annunciata ieri a Washington da un portavoce della Nec, il gigante giapponese dell’elettronica e delle telecomunicazioni. Circa ventimila volte più sottile di un capello umano, e diciotto volte più piccolo rispetto al già invisibile transistor attualmente sul mercato, il nuovo dispositivo strappa il primato all’americana Ibm, che l’anno scorso aveva presentato un transistor grande sei nanometri.
Il risultato giapponese, in effetti, rappresenta un miglioramento scientifico e tecnologico molto significativo, perché l’ulteriore riduzione delle dimensioni del transistor non ha richiesto alcuna modifica nella sua struttura, confermando che i dispositivi sono in grado di operare anche a proporzioni tanto piccole. Nemmeno una decina di anni fa, si pensava che al di sotto dei dieci nanometri il flusso elettrico tra i “gate”, le due “porte” del transitor, sarebbe diventato continuo, impedendone il funzionamento. E appena due anni fa, nel 2001, il Consortium of International Semiconductor Companies aveva previsto che i transistor non sarebbero scesi sotto la soglia dei nove nanometri prima del 2016.
Il nanotransistor della Nec, tuttavia, non arriverà tanto presto alla produzione di massa, forse non prima del 2020. Ma quando sarà disponibile, un chip di silicio inserito in un computer potrà ospitare 40 miliardi di transistor per centimetro quadrato, vale a dire 150 volte più di quanto possa fare ora, trasformando i supercalcolatori di oggi, macchine grandi quanto una stanza intera, in computer da tenere comodamente sopra un tavolo. Quasi inutile aggiungere che la potenza di calcolo rimarrà invariata, mentre i costi saranno straordinariamente ridotti, mettendo alla portata di quasi tutte le tasche prestazioni che attualmente possono permettersi solo le grandi aziende e i laboratori di ricerca più ricchi. Tra le future applicazioni del loro nanotransistor, i rappresentanti della Nec hanno indicato anche i telefoni cellulari, che grazie ad esso, avranno un’autonomia di conversazione di due giorni e passa, contro le due ore e mezza di adesso.
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Pubblicato su: La Repubblicamartedì 9 dicembre 2003