VENTI MILIARDI IN MENO: SERVONO PER LE MISSIONI DI PACE

Venti miliardi in meno nel bilancio della scuola, per tappare i buchi aperti dai costi destinati alle missioni militari.

Tra gli ultimi atti del governo Amato, va annoverata la «Direttiva» del 4 maggio scorso (che rettifica e integra un

Venti miliardi in meno nel bilancio della scuola, per tappare i buchi aperti dai costi destinati alle missioni militari.

Tra gli ultimi atti del governo Amato, va annoverata la «Direttiva» del 4 maggio scorso (che rettifica e integra un analogo provvedimento assunto dal ministero della Pubblica Istruzione appena due mesi prima), con cui sono stati significativamente decurtati i fondi inizialmente destinati alle istituzioni scolastiche per sostenere la riforma dell’autonomia.

Come si è detto, il «taglio» si è reso necessario per garantire la copertura delle spese legate alla partecipazione militare italiana a missioni internazionali di pace, in particolare ai programmi delle forze di polizia in Albania. «La scelta è caduta sul bilancio della scuola – osserva Reginaldo Palermo, dirigente scolastico, animatore di uno dei siti Internet più seguiti dagli insegnanti: www.pavonerisorse.to.it; risultano penalizzate le risorse destinate a favorire l’innalzamento della qualità dell’integrazione di allieve e allievi in situazioni di handicap e alla scuola ospedaliera».

A seguito di tale riduzione, i fondi passano da 521 a 501 miliardi e vengono così ripartiti: 302 miliardi per il potenziamento dell’autonomia; 21 miliardi per iniziative di integrazione scolastica degli alunni in situazioni di handicap; 34 miliardi per interventi perequativi finalizzati all’integrazione degli organici provinciali; 132 miliardi per il sistema formativo integrato, comprendente l’istruzione tecnica superiore, l’obbligo formativo e l’educazione permanente degli adulti; 12 miliardi per la valut azione del sistema scolastico e il suo monitoraggio.

Le somme messe a disposizione delle diverse direzioni regionali saranno suddivise fra le singole istituzioni scolastiche tenendo conto di questi parametri: il 30 per cento dell’intera somma verrà divisa in parti uguali fra tutte le scuole; il 60 per cento verrà assegnato in misura proporzionale alle unità di personale e al numero degli alunni di ciascuna scuola; il rimanente 10 per cento sarà utilizzato per azioni perequative e di supporto.

Intanto, resta aperto il nodo delle assunzioni dei nuovi insegnanti, bloccate dal ministero della Pubblica Istruzione in attesa delle decisioni del Consiglio di Stato circa i criteri per la formazione delle graduatorie degli aventi diritti. Sulla questione è ormai guerra aperta fra sindacati, organi della Pubblica Amministrazione e lo stesso ministro uscente Tullio De Mauro.

Il livello dello scontro è molto alto; forse neppure durante l’ultima tornata contrattuale si era arrivati a tanto. Dopo l’incontro del 30 maggio fra ministro e organizzazioni sindacali, i confederali hanno diramato un secco comunicato con il quale si preannunciano una serie di iniziative di lotta da oggi al 16 giugno.

E vi è da ritenere che, salvo ripensamenti a viale Trastevere, nei prossimi giorni, le difficoltà continueranno a aumentare.

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