Hi tech, una questione di famiglia

Gli italiani nel 2003 hanno comprato più personal computer che televisori, precisamente 3.658.088 contro 3.529.000.

Per quest’anno la previsione è di 3.957.000 pc venduti nelle imprese, nelle scuole e nelle famiglie contro 3.557.000 televisori, «con un’elevata accentuazione della forbice», come ha commentato entusiasticamente il ministro Stanca alla presentazione a Roma del rapporto “L’Italia dell’eFamily”, realizzato dalla Federcomin, la federazione delle aziende di telecomunicazioni, radiotelevisione ed informatica, e dall’Anie, la federazione imprese elettrotecniche ed elettroniche, entrambe aderenti a Confindustria.

Ma non è l’unico elemento di novità: personal computer, scanner, foto e cinecamere digitali, cellulari delle più versatili e moderne versioni, lettori di dvd, impianti hifi e home theater sempre più sofisticati, continuano ad entrare a profusione nelle case degli italiani in barba a crisi economica e aumento del costo della vita.

E le percentuali di penetrazione di Internet, tengono ormai decisamente il passo con gli altri paesi. «I risultati del rapporto confermano che una parte importante della società italiana è entrata con forza nel mondo dell’information e communication technology», spiega il presidente di Federcomin, Alberto Tripi. «Nella famiglie si vive quotidianamente l’innovazione tecnologica. Siamo di fronte ad un fenomeno che va oltre la tendenza nei consumi perché esprime un livello di cultura e di modernità in linea con lo sviluppo dei paesi più avanzati. Ma il problema che ancora si presenta in Italia è che le infrastrutture sono inadeguate a sostenere il nuovo carico di tecnologia».

Delude ancora la scuola. Tuttora il 26% degli studenti universitari non usa il pc e il 44% non usa Internet. E il 61% degli studenti che fa uso di Internet accede alla rete solo da casa. Insomma la scuola non è riuscita a tenere il passo con le grandi trasformazioni che hanno investito negli ultimi anni il modo di produrre, di comprare, di divertirsi e di lavorare. E questo è un grave gap a cui dovrà si dovrà presto porre un rimedio serio se non si vuole rimanere veramente fuori dal resto dell’Occidente. In conclusione, come sostiene Tripi, «questo rapporto sulla efamily è la dimostrazione che il nostro paese ha fame di modernità e di innovazione, Purtroppo le misure previste nell’ultima legge finanziaria per il settore dell’Ict sono ancora una volta lontane dalle esigenze vere del Paese e le potenzialità condizionate negativamente dalla mancanza di politiche più decise ed incisive per l’innovazione digitale».

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Pubblicato su La RepubblicaPubblicato su: La Repubblica
lunedì 23 febbraio 2004

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