Il Laboratorio Perfetto

Premesso che il laboratorio multimediale è uno strumento in continua evoluzione, così come in continua evoluzione sono la didattica le TIC, provo a mettere insieme le soluzioni migliori del momento al fine di individuare un possibile, fantastico e inossidabile “Laboratorio Perfetto”.
Per prima cosa fisso alcune caratteristiche fondamentali:

  1. Portatile: deve essere posizionabile o installabile non solo in un aula attrezzata ma anche in classe, in teatro, in giardino, ecc…
  2. Senza Fili: non deve richiedere cablaggi inutili e vincolanti.
  3. Senza Server: non deve avere PC complicati da gestire, deve poter funzionare in assenza un amministratore di rete e con la sola presenza di un insegnante.
  4. Senza Tecnici: i PC non devono mai perdere la configurazione e il laboratorio deve poter funzionare per anni senza nessun intervento tecnico di manutenzione.
  5. Sicuro: La navigazione deve essere protetta e i PC non devono mai essere attaccabili da nessun tipo di virus, worm o malvare.
  6. Usabile: I vincoli precedenti non devono in nessun modo limitare le funzionalità  o la usabilità  del laboratorio con qualsiasi tipo di software.

Avete qualche idea? Vi interessa? Impossibile? Leggete il resto del post 😉
Si comincia con dei PC portatili dotati di rete Wi-Fi: il più bel modello del momento è sicuramente il Panasonic ToughBook CF-T4 che ha una autonomia record di 12 ore, è dotato di touch screen (ideale per gli allievi più piccini e anche per i portatori di handicap) ed ha il case in magnesio che lo protegge da urti e da cadute! In alternativa si può usare il modello CF-W4 senza touch screen e con autonomia di “sole” 7,5 ore! Un pc portatile con queste caratteristiche consente di lavorare a scuola tutto il giorno senza portarsi dietro gli alimentatori (a patto di ricaricarlo tutte le sere) e di maneggiarlo con gli studenti senza paura di rovinarlo.
Poi ci vuole un videoproiettore con rete Wi-Fi come il PANASONIC PT-LB20NT che non è soltanto in grado di ricevere segnali dai PC tramite la rete wireless ma può presentare contemporaneamente le schermate dei diversi PC collegati. Ecco che, a scuola, diventa facile gestire attività  che fino a ieri erano riservate alle complicate “reti didattiche”, come visualizzare le schermate degli studenti, passare il controllo del proiettore da un PC all’altro organizzare presentazioni multiple e “brainstorming multimediali”
Per dare una struttura alla rete wireless ci serve un “Media Router” Il modello Netgear WGT634u riunisce in un solo apparecchio le funzioni di un server, di un firewall, di un router e di un access point per la rete wireless. Con questo magnifico gioiello tecnologico è possibile collegarsi alla rete di istituto per distribuirla in wireless, configurare automaticamente le impostazioni di rete dei PC e proteggere il traffico di rete e la navigazione WEB mediante le funzioni del Firewall integrato, collegare 4 dispositivi di rete con filo mediante lo switch integrato (stampante) e, ancora, condividere in rete dischi USB o i Pen Drive senza bisogno di un server!!!! Ecco che diventa possibile abbinarlo ad un drive USB portatile per consentire atutti gli studenti di salvare in rete i propri elaborati, oppure collegare il Pen Disk dei docenti per condividere facilmente file per studenti e colleghi. Il tutto in uno scatolotto basato su software open-source, dall’ingombro ridotto (si può appendere al muro), dal consumo di dieci volte inferiore ad un server e dalla manutenzione pressochè nulla!!! Un “server senza server”!!!
Per proteggere i PC in modo da renderli inattaccabili e inviolabili da qualsiasi pasticcio, virus o manomissione bisogna usare Deep Freeze che è la versione software delle Magic Card (che non si possono installare sui PC portatili). Con questo software qualsiasi operazione di scrittura sul disco rigido viene soltanto simulata in modo da consentire, ad ogni riavvio, di avere sempre il sistema perfettamente funzionante…non c’è virus che tenga!!! Gli elaborati degli studenti, ovviamente, non sono più da salvare in locale perchè verrebbero irrimediabilmente persi ma possono essere salvati sul drive USB collegato al server o direttamente su un server web cooperativo come http://share.dschola.it 😉
La stampante deve, ovviamente, essere multifunzione e collegabile direttamente in rete la HP Photosmart 2575 All-in-One è dotata di scanner, di lettore di schede di memoria fotografiche e di server di rete. Collegandola direttamente al nostro router le funzioni di stampa, scansione e lettura schede saranno condivise da tutti i PC mediante la rete Wireless. Può anche essere usata in maniera indipendente dai PC per copia-incolla manuali e per stampe di fotografie.

Non si tratta di una lista della spesa ma di un esempio di configurazione “minimalista” in grado di rispondere al meglio ai punti elencati all’inizio del post. Tutti i componenti indicati, ad eccezione dei PC, sono già  stati testati ed utilizzati nei labs dell’ITI Majorana. La configurazione iniziale del Router, della stampante, del videoproiettore e del software Deep Freeze può comunque richiedere un intervento una tantum dei tecnici, ma se il lavoro è ben fatto la tenuta del sistema è garantita per anni!!!
E i costi? L’unico componente costoso è il PC ToughBook, ma sostituendolo con un modello economico il “laboratorio perfetto” del 2007 può essere veramente alla portata di tutte le scuole. 😉

Dario Zucchini

4 commenti a “Il Laboratorio Perfetto”
  1. Il laboratorio perfetto è la situazione (infrastrutturale e relazionale) che perde ogni connotazione tecnica e tecnologica a favore della prospettiva comunicativa e formativa. Un PC (o anche un Mac) portatile da usare in classe quando serve, perché serve davvero, dal momento che è facile ed immediato da far funzionare, non richiede ridicole o patetiche (quelle su piattaforma opensource) patenti. Il laboratorio perfetto è quello in cui la dimensione laboratoriale non è data dalla presenza dei PC (con windows o linux, o tutti e due… poco importa) e/o dei Mac, ma dall’effettiva attività  dei ragazzi, che utilizzano i valori aggiunti dal digitale sul piano cognitivo, procedurale, processuale, intellettuale, culturale, operando sul e nel multimediale, locale e di rete (distinzione sempre meno valida). Il laboratorio perfetto è quello che può essere usato da chiunque a scuola e non solo dagli smanettoni che fanno i grossi perché sanno usare rapidamente il mouse e dire velocemente “tag, shareware, codec, xml, rss, e-learnig, fad, router, wireless, worm, spyware, firewall…”. E’ uscita da poco la circolare regionale sulla formazione tecnologica di tipo pedagogico-didattico: è davvero avvilente vedere nella lista dei tutor più o meno sempre gli stessi nomi, alcuni dei quali appartenenti esattamente a questa categoria. Finché la scuola non farà  piazza pulita dell’idea delle pratiche tecnologiche spacciate per competenze didattiche, c’è poco da fare. E non mi sembra che andiamo in quella direzione. L’uso delle tecnologie nella didattica è ormai soprattutto un business, grande o piccolo che sia. Contano le rendite di posizione (quanti danni hanno fatto, fanno e, ahimé, faranno a loro volta le Università …), le lobbies, le alleanze, le reciproche acritiche validazioni. Anche a me piace ragionare di utopie, ma sempre più mi piomba addosso la realtà : le potenzialità  per l’apprendimento degli allievi e per la formazione degli insegnanti sono trattate come un fustino di detersivo e gli articoli e gli interventi ai convegni sembrano sempre più spot pubblicitari. La mania della novità , della rincorsa alla (pseudo)evoluzione delle tecnologie in quanto tali, contribuisce a far stendere (pietosi) veli sulla verifica di quanto promesso, perché di volta in volta nascono nuove promesse. Il laboratorio perfetto è, infine, l’occasione didattica di cui si misura l’efficacia.

  2. Concordo pienamente con il professor Guastavigna! Io ho esperienza di insegnamento alla scuola elementare e sono soddisfatta quando i miei alunni usano il computer con la curiosità , la meraviglia e il divertimento propri della loro età . Intanto che si divertono apprendono, eseguono giochi on-line in siti Internet sotto la mia sorveglianza, disegnano, scrivono, mandano e-mail ad una loro amichetta, partecipano ad attività  proposte da ambienti di apprendimento studiati per loro… e non ho bisogno di insegnare loro nè di usare (neanche io li conosco ) quei paroloni scientifico-informatici, io li definirei tecnicistici!

  3. Alcune considerazioni. Il laboratorio perfetto è ciò che è in grado di trasformare la scuola in un laboratorio cognitivo. Il carattere dell’architettura di sistema slegata dai vincoli imposti via cavo, rappresenta un modello ideale di scuola che diventa laboratorio umanistico. E’ l’idea di scuola attraversata dal digitale che annulla i vincoli spaziali e la connette “From Vegas to nowhere” (ricordate la splendida colonna sonora del film Bagdad Café?). Chi ricorda le atmosfere di quel lungometraggio avrà  sicurametne apprezzato lil senso creativo ispirato dalla libertà  delle persone, separate fra loro solamente da muri d’aria.
    Questa sdolcinata divagazione tanto per dire quanto il laboratorio perfetto sia il non luogo, dove lo spazio si annulla nella libertà  di ciascuna persona di creare legami, oggi diremmo “di connettersi” l’un l’altro per creare ulteriori stati di libertà  (attraverso la conoscenza). A questo servono le tecnologie e soprattutto questo rappresentano le tecnolgie che liberano dai fili la creatività  delle persone, ma con l’intento di gettare fra loro ponti e non di asservirle all’isolamento user end di un certo modo di vedere le opportunità  che il mondo digitale propone, quello giustamete criticato dal prof. Guastavigna.
    Vediamo che se approcciamo il discorso, pur se altametne “tecnico”, del laboratorio perfetto partendo comunque da elementi di attenzione alla persona (non è casuale quindi il riferimento alla tecnologia ausiliaria), come quella mediazione tecnologica che consente di renderla più “libera”, arriviamo a parlare di scuola nei soli termini che a mio modo di vedere contano, e cioè quelli di un ritorno ad un umanesimo di fondo dell’educazione verso cui la scuola “senza fili” può tornare a curare. Questo impone, come è nella filosofia del “laboratorio perfetto” e in quella del web 2.0, di riferirci alle persone (docenti e/o studenti, ma anche genitori e altri) come creatori di legami (secondo l’accezione di sanitexuperiana memoria) e non come utenti (magari anche patentati e dunque “competenti”). Allora sì (l’occasione digitale per questo è unica) la scuola, non solo il laboratorio, sarebbe perfetta.

  4. Mi sembra una discussione poco generosa. Il laboratorio perfetto è semplicemente quello che funziona bene per i nostri scopi.
    Magari sono quelli che non sono perfetti, e allora di quelli bisognerebbe discutere: comunque mi sembra che l’idea del laboratorio disposto frontalmente, della rete didattica, dell’addestramento ad Office, nella scuola di base sia ormai fuori dalla porta. Nelle superiori no, e forse va bene così.
    Molto bella la citazione del Piccolo Principe: in effetti le tecnologie in una scuola elementare e media possono proprio costituire “legami”, fra gli alunni e i prof, fra alunni, fra alunni e alunni di altre scuole.
    Mi sembra che nella mia scuola media sia appunto così, e dovreste vedere con quanta orgogliosa sicurezza gli alunni spiegano ai loro genitori l’uso della LIM (ne abbiamo una in ogni classe, collegata a internet), nelle occasioni pubbliche, e quanto rispetto dimostrino per la tecnologia che li circonda in classe e nei laboratori dedicati. Tecnologia utile per fare le cose che a loro interessano e che esprimono (anche) la loro soggettività .

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