Ultrapeg, uno strumento tutto italiano per l’animazione tridimensionale

Un kit di sviluppo facile e veloce da utilizzare, dei modelli in 3D con dimensioni ridottissime, una formula commerciale in open source ma senza escludere il profitto: questi sono gli obiettivi della Fondazione Ultramundum.
Un contributo di Fabio Metitieri


Ultramundum: degli obiettivi ambiziosi
Le scommesse della Fondazione Ultramundum, torinese, non sono facili da realizzare.
L’obiettivo è di arrivare a un’animazione tridimensionale che sia basata su dei “mattoncini” condivisi, come un Lego che possa essere usato anche da chi non ha nessuna competenza di informatica. In questo contesto i programmatori, quelli che vogliono scrivere dei mattoncini nuovi, avranno a disposizione uno strumento che permetterà dei tempi di sviluppo molto rapidi. Il tutto verrà distribuito con una licenza d’uso completamente nuova, a metà tra l’open source e la possibilità di ottenere anche dei profitti.
I primi risultati concreti di Ultramundum sono un Plastico interattivo digitale (Pid) del centro storico di Torino e la progettazione collettiva di un film di animazione, con titolo “La leggenda del rospo smeraldino”.

Un lavoro durato anni
Fulvio Dominici Carnino, presidente della Fondazione, racconta la storia del progetto e le sue caratteristiche. “Stiamo lavorando dal 1996, ma solo nel 2001 siamo stati in grado di depositare il brevetto del nostro prodotto, che sarà registrato sia in Europa sia negli Stati Uniti. Vogliamo che la nostra tecnologia per l’ultratelevisione su Internet, chiamata Ultrapeg, diventi uno standard, uno strumento diffuso e utilizzabile da chiunque voglia utilizzarlo per creare in modo semplice e veloce dei contenuti on line più ricchi di quelli realizzabili con le tradizionali pagine Web”.
Prima di fondare Ultramundum, Dominici e la sua azienda Iridium si sono occupati per anni di consulenza informatica, di videogiochi e di ambienti di chat on line. Tra i videogiochi bisogna ricordare Specventure, un prodotto per lo Spectrum che nel 1983 arrivò alla distribuzione internazionale, con decine di migliaia di copie vendute. Hypernet, invece, era la messaggeria prodotta da Iridium, diffusa su X.25 e su Isdn in tutto il Nord Italia. Varata nel 1996, Hypernet è stata mandata in pensione solo l’anno scorso, con l’idea però di riaprirla in futuro, su Internet e con canali ultratelevisivi, in veste di Ultrahypernet.

Il 3D senza standard
Il mondo del 3D, in effetti, è tuttora privo di uno standard affermato.
Il Virtual reality markup language (Vrml, da pronunciare “vermel”) proposto da Mark Pesce e da Tony Parisi nel lontano 1994, approvato come standard Osi già nel 1997 e riproposto in nuova versione nel 2002, come X3D, non ha mai preso piede.
Le due grandi novità di questo millennio, Atmosphere di Adobe e Director 8.5 shockwave studio di Macromedia, entrambi lanciati nel 2001, non sembrano avere ottenuto una fortuna migliore.
Il fatto che la situazione sia ancora confusa è confermato dalla creazione a marzo del 2004 di un nuovo gruppo per la definizione di uno standard per la grafica tridimensionale, il 3D industry forum, promosso da Adobe e da Intel insieme a una trentina di altri produttori. Il 3Dif per il momento non ha indicato alcun formato o prodotto di riferimento, come se quanto è stato sviluppato finora, con o senza l’approvazione dell’Iso, non esistesse.

Programmi leggeri e adatti ai videogiochi
Il mercato a cui potrebbe rivolgersi uno standard 3D è molto ricco. “Per i soli videogiochi si tratta di 30 miliardi di dollari all’anno, con crescite a due cifre percentuali tutti gli anni”, spiega Dominici, “Con un prodotto come Ultrapeg, che ha tempi e costi di sviluppo dieci volte inferiori agli ambienti utilizzati finora, anche l’Italia, che è sempre rimasta completamente tagliata fuori da questo settore, potrebbe entrare in campo”.
Oltre alla velocità di produzione, Ultrapeg genera mondi 3D che hanno il vantaggio di dimensioni molto contenute e che sono quindi facili da scaricare in Rete. “I mattoncini con cui si descrivono oggetti e sfondi, chiamati ‘tabulae’, non contengono l’immagine ma dei piccoli programmi in grado di crearla in locale, sul Pc dell’utente”, chiarisce il presidente della Fondazione, “Il meccanismo della condivisione delle tabulae consente tra l’altro di non ricaricare sul computer dell’utente quelle che sono già presenti nelle sue librerie”.
Un ulteriore vantaggio di Ultrapeg è dato dalla possibilità di generare in automatico alcune immagini. “Nel caso di un plastico della provincia di Torino a cui stiamo lavorando ora” prosegue Dominici, “le posizioni delle case sono state definite con precisione usando gli archivi cartografici, ma le singole costruzioni vengono disegnate dal computer, con modelli simili a quelli reali. Questo permette un enorme risparmio di tempo nello sviluppo. Il disegno verrà fatto a mano solo nei punti dove si vorrà una maggiore precisione, per esempio per i monumenti”.
“Il linguaggio, Carmina, è stato inventato ex novo perché sul mercato non c’era nulla di adatto ai nostri scopi”, precisa ancora il presidente, “I prodotti come Atmosphere sono troppo pesanti, mentre le soluzioni come Java o .Net non sono ottimizzati per il 3D. Sul linguaggio, che è molto simile al C, abbiamo costruito un’interfaccia comoda e intuitiva, simile a quella dei prodotti Windows ma tridimensionale, con fogli trasparenti che possono essere orientati nello spazio”.

I primi progetti, tra gioco e didattica
Il principale risultato concreto della Fondazione è il Pid del centro storico di Torino, finanziato dal Comune per illustrare le caratteristiche del nuovo parcheggio sotterraneo in piazza San Carlo. Il plastico verrà reso pubblico a fine giugno in una postazione nell’Atrium, i padiglioni di nuova costruzione installati in Piazza Solferino.
Dato che quanto è prodotto con Ultrapeg è condivisibile, chiunque potrà prendere il modello e riutilizzarlo per esempio per ambientare una storia a Torino. “Usare le tabulae già pronte rende facile la costruzione di un nuovo ultravideo” sostiene Dominici, “visto che è come assemblare dei mattoncini Lego. Contano le idee e la creatività, non le conoscenze di programmazione. Ai nostri corsi tenuti di recente a Grugliasco hanno partecipato anche persone prive di preparazione informatica, alcune anziane, e con buoni risultati”.
“I lavori di questo tipo hanno grandi potenzialità didattiche”, dice il presidente, “poiché si può passare agevolmente dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo. Potremmo per esempio realizzare dei modelli molecolari per visualizzare delle reazioni chimiche, oppure le rappresentazioni di alcuni fenomeni fisici”.
In attesa della costruzione di altri modelli, a gennaio del 2005 sarà pronto e in distribuzione gratuita il kit di sviluppo di Ultrapeg, che in tutto occupa meno di un floppy disk, e poco dopo dovrebbe essere inaugurato anche il canale ultratelevisivo on line, 4D Gea, con una modellazione che parte dalle galassie per scendere nei particolari, per le zone già pronte.
Il film sul Rospo smeraldino è invece in fase di sceneggiatura, con un lavoro collettivo in Rete aperto a tutti, anche se la sua esistenza per ora è stata pubblicizzata soltanto tra i professionisti del settore multimediale e dell’animazione.

Un nuovo tipo di licenza open
La Fondazione è non profit, ma i suoi fini non sono soltanto didattici e di promozione culturale. Per prevedere e comprendere anche la realizzazione di profitti, per esempio producendo videogiochi, è in fase di definizione un tipo di licenza che riesca a soddisfare sia le esigenze di essere open source sia quelle di remunerare gli autori per quanto venga utilizzato per scopi commerciali. “Per i nostri scopi le licenze classiche del mondo open source, sia le quelle Gpl sia quelle Creative commons, non erano adeguate”, precisa Dominici, “Con la Ultramundum public licence sarà obbligatorio depositare in archivi comuni qualsiasi elemento sviluppato. Chiunque potrà utilizzare tutto quanto gratuitamente, ma nel caso in cui venga realizzato del fatturato dovranno essere versate delle royalty, in misura del 5% di quanto incassato. Tale quota verrà poi suddivisa tra la Fondazione, che la investirà in ricerca su Ultrapeg, e gli autori materiali dei mattoncini riutilizzati per quello specifico progetto”.

Una filosofia mediterranea in cerca di mecenati
Resta da chiedersi come sia nata un’idea di successo così differente dagli altri modelli esistenti. “L’aspetto innovativo del nostro lavoro è legato alla filosofia del progetto”, afferma il presidente, “con uno spirito di condivisione tutto mediterraneo e molto diverso dalla logica del business che domina gli ambienti anglosassoni. La realizzazione della soluzione tecnologica e del kit di sviluppo è stata solo la conseguenza di questa filosofia. Noi speriamo che il nostro prodotto contribuisca ad avviare un nuovo rinascimento, con un nuovo modo di condividere sia le risorse sia la ricchezza che deriva dalla condivisione stessa, a dispetto delle regole oggi imperanti della competizione spinta e della ricerca del profitto soltanto a breve termine”.
Il progetto, naturalmente, ha ancora molto lavoro da svolgere ed è in cerca di finanziamenti. Per il momento sia gli ambienti di sviluppo sia le librerie di tabulae possono essere costruiti unicamente grazie a realizzazioni concrete, come quella appena terminata per il Comune di Torino.
Dominici conclude con un po’ di amarezza: “Il nostro vantaggio competitivo, di primi inventori di un sistema del genere, non durerà all’infinito, ed è un vero peccato che in Italia sia così difficile trovare dei finanziamenti per chi, come noi, fa della ricerca applicata”.

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