L’incubatore di Plexiglasss

Nel disastro delle scuole pollaio fatiscenti la didattica a distanza, nel bene e nel male, ha funzionato; ma ci ha fatto paura. Tutti ci ripetiamo che la scuola è fatta di relazioni di socialità e che così proprio non può e non deve continuare… non è giusto, non è inclusivo, non fa bene ai fanciulli. Dal Ministero ci rassicurano che gli esperti sono al lavoro per garantire un rientro a scuola sicuro, efficace, inclusivo e democratico.

Già ma le soluzioni quali sono? Edifici scolastici nuovi? Raddoppio del personale docente e delle aule? no, le soluzioni fino ad ora ipotizzate sono un mix di divieti e di aggiustamenti di turni-orari-unità orarie-gruppi-procedure al limite della fattibilità tecnica e organizzativa.

Mi chiedo seriamente il senso di tornare a settembre in una scuola dove i bambini saranno magari separati da lastre di plexiglas, dove la loro visione del mondo sarà filtrata da una scomoda visiera da tenere per ore e ore, dove molto più probabilmente saranno precluse le ore di gioco, i lavori di gruppo, i pasti insieme e qualsiasi contatto fisico.

Che senso ha? è questa la scuola della socializzazione? dell’inclusione? delle relazioni? non vi fa paura? stare in gabbia non è molto peggio della didattica a distanza? è giusto passare dalla classe-pollaio all’allevamento in batteria? quale valore imprescindibile ci spinge a trattare i fanciulli come bestie da allevamento intensivo?

Pur di non accettare che la scuola di prima era comunque da ripensare, pur di compiacerci nelle nostre certezze di adulti siamo disposti a dare un futuro orribile ai nostri ragazzi? ma in quale baratro ci stiamo spingendo? come può un fanciullo crescere bene in un incubatore in stile Matrix?

Inclusione o no, socializzazione o no, comunque la pensiate, chiudere un bambino 8 ore al giorno in bolle trasparenti e sterili circondate da divieti e paure è davvero mostruoso! Non lo faremmo mai neanche con il gatto!

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