I costi del’Open Source nella Pubblica Amministrazione

L’articolo 68 del CAD (Codice Amministrazione Digitale) prevede espressamente l’utilizzo di soluzioni Open Source nella pubblica amministrazione e, solo come ultima opzione, l’acquisizione di software proprietario. Oltre alla disponibilità dei codici sorgenti, a garanzia di qualsiasi sviluppo futuro, il motivo è ovviamente economico. Lo sappiamo: il software Open Source è disponibile gratuitamente, quello che si paga sono “solo” i costi di installazione e manutenzione… ma troppo spesso ci dimentichiamo di dire che,  questi costi aggiuntivi, sono spesso maggiori sia delle licenze che dello stesso valore del PC.

In questi mesi su CONSIP (il mercato online della PA) sono disponibili ad un ottimo prezzo dei PC desktop di una rediviva marca nazionale di personal computer. I computer vengono forniti preinstallati con Fedora Linux. Prezzo ottimo, prestazioni buone e software Open Source preinstallato (non solo Linux ma Libre Office, Firefox e tutto quello che di solito si trova nelle distro Linux) è decisamente l’acquisto ideale per qualsiasi scuola o ufficio. Ne abbiamo comperati 50, tolti dall’imballo, accesi… subito operativi. L’ambiente di lavoro di Fedora è piacevole, bella grafica, intuitivo e particolarmente veloce. Tutto come nelle migliori favole di Natale.

Dopo qualche giorno, però, iniziano i problemi: Fedora si aggiorna automaticamente e, al riavvio non funzionano più correttamente i driver della scheda video o la scheda di rete, in alcuni casi sparisce anche il puntatore del Mouse. Inutile eseguire altri aggiornamenti, l’unica soluzione è di spianare tutto con il CD di ripristino (basato su CloneZilla) o recuperare il Kernel precedente. Prova e riprova l’ambiente di lavoro non dura più di una settimana, tutti i giorni ci sono almeno 4 o 5 pc da ripristinare… Inutile essere restrittivi con gli utenti o smanettare con le configurazioni è il kernel che non è perfettamente compatibile con l’hardware e appena si muove qualcosa il sistema si “autodistrugge”. Alla fine è obbligatorio reinstallare una diversa distribuzione da capo e il tempo perso a provare, ripristinare e reinstallare non si conta, meno male che ci hanno aiutato gli studenti.

Per proseguire con le buone azioni acquistiamo da una nota marca di PC portatili dei Notebook da 11 pollici da destinare alle Aule Laboratorio (siamo una scuola 2.0, abbiamo tutte le classi 2.0) questa volta ci viene offerto un PC con Linux Linpus, guardiamo sul sito e Linpus ci sembra adeguato, ha anche l’interfaccia touch il prezzo è ovviamente aggressivo, bene ne prendiamo 60! I PC arrivano, li accendiamo e, questa volta, la sorpresa è da segnalare alle associazioni dei consumatori: Linux è installato senza i moduli dell’interfaccia grafica! Solo riga di comando e niente software di nessun tipo. nella scatola c’è pure un foglietto che ci avvisa che le funzioni di risparmio energetico con Linpus non funzionano (mentre sul sito di Linpus leggiamo “Best in class power Saving”). Quindi il computer viene venduto con webcam, touchpad, wireless, un bello schermo, buona batteria ma niente software per utilizzare questi dispositivi. Il motivo ci sfugge perché il costo della versione Linpus completa è sempre ZERO, perché allora hanno perso tempo a installare una versione inutilizzabile? Tanto valeva scrivere “senza sistema operativo” sarebbero stati molto più corretti.

Attenzione che non è sempre così: due anni fa abbiamo comperato 60 Netbook di una altra marca che preinstalla Ubuntu che non ci hanno dato nessun problema, Ubuntu ha sempre funzionato bene e non ci ha richiesto nessun tipo di manutenzione. Ma allora perché proprio oggi si vendono PC con distribuzioni software incomplete o incompatibili che richiedono ore e ore di manutenzione?

Ora proviamo a pensare cosa può capitare negli uffici della PA adottando computer come questi: il costo di acquisto è ottimo e il sistema è compreso, solo che poco dopo devi chiamare i tecnici e farli lavorare fino a quando non sistemano il kernel o reinstallano tutto…e queste spese chi le paga? quante ore di lavoro ci vogliono?  ne vale la pena? e i disagi e il fermo dei dipendenti davanti a un PC da reinstallare che costi hanno per la PA?  sembra un film già visto…

Il vecchio detto “per risparmiare 1000 lire ne spendi 100mila” è purtroppo sempre attuale…

10 commenti a “I costi del’Open Source nella Pubblica Amministrazione”
  1. Vi vogliamo segnalare che è esiste un gruppo denominato OpenSIPA , nato nel 2012 e riservato a tutti coloro che lavorano presso i Sistemi Informativi della Pubblica Amministrazione (Comuni, Regioni Provincie, Ministeri, Ospedali, Università, Scuola ecc..) con lo scopo di condividere esperienze, problemi e soluzioni per migliorare la Pubblica Amministrazione. (www.opensipa.it)

    Cordiali saluti.

    Lo Staff di Opensipa

  2. perché il titolo di questo post è “i costi dell’open source nella PA” anzichè, come mi pare dovrebbe essere dal contenuto “i costi dell’affidarsi a fornitori balordi nella PA”?

  3. Ho letto e capisco lo scoraggiamento.
    Personalmente sto usando Fedora da un po (per molto tempo ho usato Ubuntu) ed effettivamente negli aggiornamenti i problemi non sono rari e talvolta di non agevole soluzione.
    Nella situazione in esame probabilmente avrei disattivato gli aggiornamenti per poi fare un upgrade periodico generale.
    Forse prima di fare acquisti massicci di macchine occorrerebbe almeno un mesetto di prove su strada di una macchina di test.
    Poi eviterei l’utilizzo di distribuzioni a bassa diffusione.
    Meglio ancora opterei per soluzioni Linux LTS.

  4. Posso portare solo la nostra esperienza dal 2005: server con debian e client con ubuntu.
    Sono servite tutte le scuole in lingua italiana della Provincia di Bolzano. I problemi che si possono verificare sono soprattutto legati all’installazione su una rete LAN di codec audio e video non free. L’aggiornamento di software non dovrebbe provocare problemi, perchè la distribuzione scelta supporta sui suoi repository, solo software compatibile con il kernel installato o con il kernel che vierrà aggiornato. Non conosco Fedora, ma credo che siano problemi facilmente risolvibili con un monitoraggio dei log.

  5. Disavventure parecchio antipatiche ma… invece le licenze di antivirus per decine di computer windows, o gli aggiornamenti e le reinstallazioni di nuove versioni dei software, le pulizie del registro di sistema e tutta l’infinita manutenzione necessaria per tenere a un livello di prestazioni decente una macchina windows dopo 2-3 anni, chi le paga? Oppure si risolve buttando e ricomprando tutto ogni 2-3 anni? E’ qui che linux vince, ovviamente – se non incappi in fregature.

    Capisco la frustrazione delle storie che racconti ma… Linpus che roba sarebbe? Chi lo usa? Se il valore aggiunto del software opensource è la comunità degli utenti, sarebbe il caso di cercare una distribuzione con una comunità vasta e viva, no? La tua esperienza con Ubuntu lo testimonia!
    La disavventura con la “rediviva marca nazionale” dimostra invece che opensource non vuol dire che si può improvvisare, quindi sarebbe giusto dire nome e cognome della marca perché la sua reputazione abbia ciò che merita. Sono d’accordissimo con te: come è possibile che venga venduta roba in queste condizioni?

    Un ultimo, piccolo ma fondamentale commento: hai buttato lì en passant “meno male che ci hanno aiutato gli studenti”. Solo a me viene subito in mente la potenzialità di questa frasettina dal punto di vista didattico? Imparare insieme a far funzionare un pc da zero con strumenti opensource… mi sembra molto, molto meglio di qualsiasi ECDL 🙂

  6. Come si giustifica l’adozione del software open source in altre amministrazioni europee? L’impiegato di Monaco di Baviera è forse più intelligente dell’omino fantozziano con la biro in mano nella nostra pubblica amministrazione? Pensiamo possano essere così deficienti da non saper utilizzare una distribuzione linux?
    Prima del software aperto, ci vorrebbe la mente… aperta.

  7. Sinceramente a livello produttivo, bisognerebbe utilizzare distro come Debian, Ubuntu LTS, Open Suse, CentOS, Scentific Linux.
    Ormai in tutte le scuole dovrebbero avere degli amministratori di rete e di sistema,
    le università, potrebbero mettere a disposizione gli studenti meritevoli in questo modo posso fare esperienza. Quindi pratica, studio, lavoro, e un piccolo aiuto economico non guasterebbe, o su base volontaria ancora meglio.

  8. Articolo melenso e senza un reale senso… Uso linux nelle sue varie dietro da sempre le più quotate sino Ubuntu e Mint lasciate Fedora e improbabili linpus agli smanettoni e pensate alla produttività. Il grosso problema delle scuole come anche degli uffici sono quelli che ci lavorano dentro mia figlia di 10 anni usa tutti i sistemi operativi che ho in casa da Windows passando per Mont poi Ubuntu sul suo notebook per finire su Remix che gira sulla tv di casa (No smart apposta !!! Con meno di 300 euro un pc su tv con 2gb di ram compresa la tv 32″ fullhd della Sam*ung).
    I ragazzi non penso che abbiano dei problemi al contrario dei professori e soprattutto degli impiegati le peggior bestie che chi fa help desk possa mai incontrare e dato che sono 30 anni che smanetto schiacciando bottoni penso di avere un minimo di esperienza….
    Per non parlare poi della sicurezza e delle prestazioni, una macchina che monta Ubuntu o Mont è pronta in una 15na di minuti partendo da zero tempo in cui non si finisce nemmeno il wizard utente per gli ultimi Windows (parlo di 8 e 10) che girano solo su macchine abbastanza recenti mentre Mint e Ubuntu girano anche su macchine di 10 anni fa senza colpo ferire e se li dai scegliere e configurare puoi usare vetusti pentium IV con relativa soddisfazione…
    Quindi di cosa parliamo ??? Ve lo dico io di mancanza reale di libertà di pensiero e parola il più delle volte autoindotta da cattive abitudini da una stampa al soldo delle lobby una tv senza reali capacità informative sul mondo dell’ICT e sucpersone che hanno sempre e solo imparato a cercare crack e serial in rete per gabbare la licenza di photoshop piuttosto che imparare ad usare Gimp (vale anche x Office Vs LibreOffice o per Publisher/illustratir Vs Scribus….)
    In definitiva è il mondo in cui affrontiamo noi la cosa che cambia il risultato finale come dice giustamente uno degli altri utenti (il valore aggiunto di far partecipare i ragazzi alla reinstallazione del sistema operativo magari mettendogli in mano una LTS di Ubuntu o l’ultima dietro di Mont è impagabile….)

  9. Il problema da voi riscontrato è la poca serietà dei fornitori e la mancanza di preparazione per scegliere gli strumenti giusti, operazione da affidare a persone esperte, così come anch ela gestione dei sistemi e degli aggiornamenti.
    Problemi di aggiornamento e malfunzionamenti ne ho avuto molti di più con Windows che con Linux.
    Bisogna anche scegliere sistemi desktop molto stabili, come Mint, Ubuntu LTS, o anche Debian, OpenSuse Leap, etc.
    L’ulimo problema che avete avuto mi stupisce. Si firma un contratto per avere quello che c’è scritto. O non lo avete letto, oppure nn sono stati rispettati gli accordi e potete rivalervi, oppure ancora, terza opzine, non avete effettuato una qualche installazione secodno istruzioni fornite.

    1. Allora (e magari ancora oggi) vendevano su consip pc con sistema operativo *preinstallato* (debian) quindi non c’era molto da scegliere. Non è che tutti hanno tempo da perdere a installare Linux come si fa nei LUG, quando sei sul lavoro e ti prendi una quarantina di preinstallati ti aspetti semplicemente che funzionino subito e bene come succede con Windows e Mac-OS…

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