Dall’Europa il supercomputer che spaventa gli americani

Gli Americani si preoccupano. Abituati da sempre a stimare in 18-24 mesi il ritardo medio dell’Europa nello sviluppo tecnologico, si ritrovano ora di fronte a un sorpasso del tutto inatteso. Non è in discussione l’alta ricerca, l’incolmabile divario nella capacità, tutta americana, di “vedere” il futuro e realizzarlo, ma è un sorpasso che brucia, perché riguarda un’applicazione pratica dei principi di Internet, la più americana delle tecnologie contemporanee. Come se qualcuno dimostrasse ai napoletani di saper far meglio la pizza margherita.


La pizza in questo caso si chiam Grid, griglia. La questione è ben spiegata dal New York Times di ieri in un lungo articolo di John Markoff e Jennifer Schenker. Markoff è un guru dell’informazione Internet, arrivato alla fine degli anni ’90 al giornale della costa Est, dopo una lunga “militanza” tecnologica a San Francisco e nella Silicon Valley. Insomma è uno che se ne intende.

Stavolta Markoff è andato a scavare alla National Science Foundation (il massimo organo di ricerca pubblica) e ha sentito ricercatori e scienziati del suo paese e ha trovato le tracce di un vero e proprio allarme, che era stato dato per iscritto già in gennaio in un rapporto riservato della NSF. Il rapporto si occupava del lavoro distribuito in Rete e in particolare sulle applicazioni che si rifanno al concetto di griglia. Su questo terreno – avvertiva – l’Europa ha accumulato un vantaggio molto grosso, destinato a crescere perché entro il 2006 l’Unione spenderà almeno 420 milioni di dollari e la sola Gran Bretagna 335. Ma vediamo di cosa si tratta.

La Griglia è un gigante composto di lillipuziani, uno Hal 9000 a rate., Il supercomputer di 2001 Odissea nello Spazio lavorava grazie a quei mattoncini che il protagonista gli sottrae per impedirgli di combinare altri disastri. Ora immaginate quei moduli di memoria sparsi un po’ qui e un po’ la’, in Inghilterra e a Singapore per esempio o a Roma e Stoccolma, lontani eppure capaci di lavorare insieme, senza barriere di tempo né di spazio. Anzi la questione è ancora più “banale” (all’apparenza). Perché la Griglia è una applicazione che permette di utilizzare le capacità di memoria e di calcolo dei personal computer collegati anche se questi stanno già facendo altre cose per conto loro. Markoff cita il caso dell’azienda farmaceutica Novartis, che collegando 2700 computer appartenenti ai suoi impiegati è riuscita ad ottenere che queste macchine disegnassero nuove molecole. E’ come se si riuscisse a realizzare il trasporto pubblico riempiendo i posti vuoti nelle auto private, un gigantesco car-pooling digitale.

La parola Grid, griglia, graticola, rete metallica non è poi così nuova (sei milioni e settecentomila risultati in una ricerca su Google) e ci riporta ad uno dei più grandi sogni che hanno accompagnato la nascita della rete. La possibilità di costruire un sistema, una “architettura” per il lavoro cooperativo a distanza o come dicono i tecnici, di “Computing distribuito”. Solo che, come spesso accade ai sogni, la Griglia produce risultati sul piano pratico.

Ad Oxford, in Gran Bretagna, c’è un gigantesco data base per la raccolta e lo studio dei dati provenienti da milioni di mammografie. Serve per studiare tutte le patologie individuabili con questa metodica. Quel data base ha bisogno di una enorme capacità di calcolo, ha bisogno della mente di un supercomputer che gli è messa a disposizione da migliaia di “volgari” pc sparsi fra l’Inghilterra e Singapore. Sotto questo aspetto non c’è da meravigliarsi che la Novartis abbia deciso di passare dai 2700 computer collegati ai 70.000 di tutti i suoi dipendenti sparsi nel mondo. La stima dei ricercatori USA è che l’industria legata alla Griglia potrà creare decine di migliaia di posti di lavoro nei prossimi anni.

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Pubblicato su La RepubblicaPubblicato su: La Repubblica
martedì 11 novembre