Teche Rai alla prova del digitale

Sarà annunciato ufficialmente oggi, lunedì, Presto Space, un programma europeo che durerà quaranta mesi allo scopo di trovare un sistema standard per la conservazione digitale di tutti i tipi di raccolte multimediali.

Rai Teche e Centro Ricerche Rai, Bbc Arcais e Ina (Institut National de l’Audiovisuel Français) saranno i principali attori della realizzazione del progetto, che coinvolgerà 34 organizzazioni internazionali. Spiega Barbara Scaramucci, direttrice delle Teche Rai: «L’obiettivo di Presto Space è individuare soluzioni standard tecnologiche condivisibili per la digitalizzazione da messa in onda di tutti i vecchi supporti di magazzino. Si parla di un patrimonio di 800 mila ore di materiale audiotelevisivo, secondo per quantità solo alla Bbc, un capitale culturale costituito prevalentemente da pellicola da 16 e 35 mm e nastri di vecchia generazione. Va salvato e valorizzato e non lasciato invecchiare sugli scaffali degli archivi».

Già dal 1997 Rai Teche lavora a un sistema di catalogazione digitale e multimediale del materiale trasmesso in tv e radio. Tutti i nastri prodotti dal 2000 in poi dalla Rai sono già disponibili in digitale sia in bassa che in alta qualità. I nastri digitalizzati in bassa qualità non sono adatti alla messa in onda ma solo ad un utilizzo su pc, quelli in alta possono essere invece trasmessi.

«Finora compiuto la catalogazione del materiale, digitalizzando lo storico analogico precedente al 2000 in bassa qualità. Il nostro modello è stato preso come standard di catalogazione multimediale per la realizzazione del progetto», dice la Scaramucci. «Vorremmo andare oltre e digitalizzare lo storico in alta qualità. Vecchi nastri e pellicole anche danneggiati potranno essere recuperati e adattati alla messa in onda. Prendiamo un vecchio nastro magnetico Bvu che abbia perso ossido: le immagini risultano piene di “buchi” e si ha uno strano effetto “sabbia”.

Con la digitalizzazione è possibile rigenerare il nastro utilizzando l’ossido rimasto per saldare quei buchi e far sparire l’effetto sabbia. E’ possibile attraverso l’utilizzo della robotica e dei software adatti restaurare i vecchi nastri e addirittura migliorarli. Si tratta di un recupero delle radici culturali attraverso la restituzione dell’archivio storico come fonte delle storiografia nazionale».

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Pubblicato su La  RepubblicaPubblicato su: La Repubblica
Lunedì 8 marzo 2003

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