Scuola e nuove tecnologie, l’Italia è in fondo all’Europa

Pubblicato su Smile venerdì 24 gennaio 2003

Da quando il vertice europeo tenutosi a Lisbona nel marzo del 2000 definì i risultati che i singoli paesi membri avrebbero dovuto raggiungere sulla strada della modernizzazione della scuola il nostro Paese è sempre risultato in coda alla classifica dei paesi che più si avvicinavano ai risultati previsti.

Ricordiamo che gli obiettivi fissati riguardano: il 2001 per l’accesso a Internet di tutte le scuole dell’Unione, il 2002 per la formazione degli insegnanti all’uso delle nuove tecnologie e per la diffusione della banda larga negli istituti, il 2004 per una media di 15 studenti ogni pc scolastico. In Italia la percentuale di scuole connesse a Internet nel 2002 non si discosta molto dalla media Ue (88% contro 93%) ma le cose cambiano quando si guarda al numero di computer connessi alla Rete ogni 100 studenti (2,9% che colloca l’Italia al penultimo posto davanti alla sola Grecia, mentre la media Ue è del 5,9%).

Riguardo alla formazione degli insegnanti va sottolineato il fatto che, mentre da noi stentano ancora a decollare istituti che certificano formazione di base (ad es. l’ECDL) in Danimarca il 50% degli insegnanti è in possesso della “patente pedagogica per l’Ict”; la Germania finanzia con 400 milioni di euro lo sviluppo di software ad hoc per il mondo dell’educazione e persino la Grecia, sulla carta più arretrata dell’Italia, ha stanziato 352 milioni di euro per sostenere un piano di sei anni che mira a connettere le scuole in rete e soprattutto istruire gli insegnanti.

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