Creare e gestire le comunità virtuali

L’importanza delle comunità virtuali per il marketing è fuori discussione, anche se dopo i miracoli promessi da Hagel e Armstrong nel celebre Net gain ancora oggi i risultati scarseggiano…

Costruire comunità Web.
Titolo “Costruire comunità Web.”
Autori Amy Jo Kim
Editore Apogeo
Pagine 384
Anno 2000
Prezzo 21,69 €


Design for community: the art of connecting real people in virtual places.
Titolo “Design for community: the art of connecting real people in virtual places.”
Autori Derek Powazek
Editore New riders
Pagine 336
Anno 2001
Prezzo 30,00 €


Comunità on line. Progettare l’usabilità, promuovere la socialità.
Titolo “Comunità on line. Progettare l’usabilità, promuovere la socialità.”
Autori Jenny Preece
Editore Tecniche nuove
Pagine 347
Anno 2001
Prezzo 28,41 €


Le tribù di Internet. Accelerare il Web marketing con le community.
Titolo “Le tribù di Internet. Accelerare il Web marketing con le community.”
Autori Mafe de Baggis
Editore Hops
Pagine 221
Anno 2001
Prezzo 18,59 €


L’importanza delle comunità virtuali per il marketing è fuori discussione, anche se dopo i miracoli promessi da Hagel e Armstrong nel celebre Net gain (Etas libri, 2000), di cui si parla in un’altra scheda di questa rubrica, ancora oggi i risultati scarseggiano, mentre nessuno o quasi sa come procedere per organizzarne una senza incappare negli errori più banali.

Diversi autori statunitensi hanno scritto manuali su questi argomenti, in particolare al volgere del millennio. Tra quelli tradotti in italiano si possono ricordare Costruire comunità Web, un Apogeo di Amy Jo Kim, forse non eccelso ma utile per chi è completamente privo di informazioni in merito; Comunità on line. Progettare l’usabilità, promuovere la socialità, di Jenny Preece e pubblicato da Tecniche nuove, senza dubbio più interessante; e, ancora da una donna, Le tribù di Internet. Accelerare il Web marketing con le community, di Mafe de Baggis, per Hops libri, un testo chiaro e completo anche se più sintetico di quelli delle due autrici statunitensi. Sui temi più strettamente legati alla progettazione e al design è senza dubbio interessante anche il manuale Design for community: the art of connecting real people in virtual places, di Derrik Powazek, purtroppo mai tradotto in italiano.

Il manuale di De Baggis, in particolare, agile e scritto in modo elegante e scorrevole, con solo qualche cedimento verso uno stile giovanilistico e spiritoso, ha il pregio di descrivere sistematicamente e con rigore il metodo di lavoro da seguire in pratica nelle varie fasi necessarie a far vivere una comunità in Rete, dall’analisi, al progettazione, alla gestione.
L’autrice, già animatrice di alcuni newsgroup di successo e manager per un anno di Atlantide di Tin, in questo libro dà forse troppo risalto alle sue esperienze passate e non esamina in modo completo il panorama italiano. Stona un’appendice dedicata alla bolognese Iperbole, che è poco comprensibile per chi non conosce già la storia di quel progetto.
A parte queste piccole pecche, tuttavia, ci sono sempre piaciute la concretezza di questo testo e soprattutto la sua tesi di fondo, secondo cui il primo requisito per costruire esperienze di successo in questo campo è che la spinta alla comunione, cioè l’avere qualcosa da dirsi, trovi un ambito di realizzazione, ma in luoghi virtuali e con strumenti informatici che garantiscano una sensazione di sicurezza ai partecipanti, sollevandoli anche da ogni problema tecnico.
Per decidere se progettare e allestire una comunità, in effetti, è fondamentale capire se esista o no un gruppo di persone che ha il desiderio di comunicare e di interagire. La storia ormai lunga dei pochi successi e dei numerosi fallimenti delle comunità on line insegna che quando c’è la volontà di dire e dirsi qualcosa le persone si aggregano con qualsiasi strumento a disposizione, da un Pc in un garage a un terminale in una biblioteca. Quando invece manca la voglia di interagire, neppure gli strumenti più comodi e più potenti riusciranno a formare una comunità. Più che cercare di calare dall’alto delle formule comunitarie, occorre dunque saper riconoscere le esigenze realmente esistenti, per poi soddisfarle nel modo più semplice possibile.

(Fabio Metitieri)